TRENTINO BRAND NEW 5:
Per un’ispirazione a distanza, per una vacanza o per una vita.
iN QUESTA NUOVA ERA.
Virginia Sommadossi
Il 29 aprile 2020, alle ore 9:32 posto su Facebook l’immagine che vedete qua sopra. In un’ora la foto riceve 465 like e 174 condivisioni.
L’avevo trovata facendo slalom tra bandiere tricolore sui balconi, meme di Conte con ciuffa e cuoricini e lontane eco di un volto che chiede a un’America di iniettarsi candeggina nelle vene (iperbolico ok, ma non troppo). Dell’immagine inizialmente scorgo solo i colori pastello e poi mentre la metto a fuoco mi sale potente un movimento tutto interiore che dice “è possibile?” e che finisce per farmi pensare alla politica possibile o meglio, a una decina di rivoluzioni possibili.
Scopro poi che sono tre Ministre, tre amministratrici del bene comune -e no, non in quanto madri, compagne, maestre, amanti, cuoche-. Sono lì a rispondere alle domande, rispetto al presente, di diversi esseri umani sotto i 15 anni. Un’immagine inconsueta e ordinata così come potenziale e concreto “attivatore del caos” - inteso come il più diverso e impensato ordine delle cose.
L’immagine è esattamente quella che si richiederebbe a una campagna di comunicazione: qualcosa di inconsueto che stupisca eppure -alla fine- così familiare da non spaventare.
O forse no. È esattamente quello che non si chiederebbe a una campagna di comunicazione, perché qui dentro c’è il germe del cambiamento e del senso critico, e sia mai.
Vengo dal mondo delle arti performative dove la finzione porta comunque a sciogliere sigilli e, poco o tanto, repentinamente o nel corso degli anni, a cambiare il reale finanche a traghettare dall’immaginazione all’atto politico. Dunque, mettiamo pure che questa sia un’immagine finta, costruita (sebbene sappiamo non lo sia), retorica. Mettiamo che sia strumento politico, di propaganda, “spottone”. Bene. La prima cosa che sento è comunque un “alert” che mi assicura una cosa: non siamo in Italia.
E poi.
E poi abbiamo il disegno - coloratissimo- di un’opportunità: una donna può fare carriera politica. Abbiamo il percepito di un qualcosa che non sappiamo bene ma che possiamo immaginare: dialogare con le istituzioni. Abbiamo il dipinto di un’azione semplice: l’ascolto. E sono certa che ognuno di voi potrebbe procedere nel compilare questa lista fino ad avere ben chiaro il perché questa è una delle immagini del covid19 che sarebbe bello portare con noi, attraverso queste fasi che ci aspettano come lupi dietro gli alberi, fino alla fine. Avete più strumenti di me per leggere tutto questo in ogni sua piega politica, filosofica, immaginifica, reale, futuribile, possibile, immensa, semplice, potente.
Potrei fermarmi qui, ma a un certo punto ho pensato -o forse da subito- che oltre alla riattivazione di un’idea di politica più ampia, ci fosse altro. Che li dentro ci fosse un’idea, una tra tante, di cosa potrebbe essere oggi la comunicazione di uno Stato, di un luogo, e dunque perché no, la comunicazione turistica.
In uno scenario dove ha prolificato a oltranza una creatura naturale -che se ne sarebbe stata volentieri in uno spazio più piccolo d’azione, se solo non avessimo forzato e a volte rotto l’equilibrio di un ecosistema terrestre-, e dove la forbice tra corpi fragili e corpi immuni ha divaricato le sue lame, è successo che ci siamo ritrovati quasi tutti con uno spirito critico più vigile del solito.
Immagino un paesaggio sovrapposto a quello naturale dove buon senso, distanze, educazione, intelligenza laterale, sopravvivenza, misure, risanamento, opportunità, dignità, ascolto, fiducia, libertà, sono le nuove montagne da scalare, le spiagge assolate, i rifugi nascosti, i luoghi ideali da raggiungere al più presto.
Per un’ispirazione a distanza, per una vacanza o per una vita.
Non è sfuggito a nessuno che la pandemia non è un problema tutto italiano ma mondiale, mi verrebbe da dire terrestre. Ma in questi giorni la comunicazione televisiva delle aziende produce output indistinguibili gli uni dagli altri (abbiamo un’Italia vuota che si risveglia grazie alle persone, che hanno un grande cuore e una grande bandiera). E non posso fare a meno di chiedermi che cosa andremmo a perdere se provassimo a comunicare quel qualcosa in più rispetto al prodotto edibile o attraversabile.
La comunicazione turistica, oggi in modo indiscutibile, la fanno la nostra politica, gli immaginari del web e la reale qualità di un Paese.
Quando usciremo di qua, con i nostri corpi e menti più deboli e stanche di quanto possiamo anche solo immaginare, avremo il difficile compito collettivo di risanare la terra.
Non l’Italia, non l’Alta Badia o la Sardegna, ma un pianeta.
Ognuno di noi dovrà prendersi cura di ogni più piccola cosa perché saremo abituati a guardare all’osso e non più solo alla polpa. Saremo più scaltri, più poveri, più affamati, saremo animali politici. Non narreremo le storie, ma le costruiremo affinché qualcuno abbia ancora qualcosa da raccontare.
Siamo letteralmente sottocoperta mentre fuori il mondo cambia e quando usciremo forse avremo capito che si potrà fare a meno di tante cose e che la scala dei valori -quando non rovesciata- ha subito modifiche. Ci capiterà di percepire o vedere il territorio più vicino come esotico, avremo occhi nuovi per guardarlo, forse -come un cucciolo dagli occhi enormi- ci verrà pure voglia di prendercene un po’ cura.
Forse -e dico forse- non avremo più la faccia tosta di mostrare metri di neve quando ancora non nevica, spiagge paradisiache e incontaminate quando la realtà è ben diversa, né ci verrà la smania di riempire gli hotel perché -semplice- non lo potremo fare,
perché ogni cosa è stata rasa al suolo. Tranne tutt* noi. Tranne chi resta.
Ma davvero vogliamo che la comunicazione di un Paese, di un luogo, di una località turistica passi attraverso qualcosa che non dominiamo, le bugie degli Eden o una nuova trovata di marketing?
IMAGE: Finlandia_la Prima Ministra Sanna Marin, la Ministra all'Istruzione Li Andersson e la Ministra di Scienza e Cultura Hanna Kosonen rispondono in diretta a bambine/i/u che chiedono informazioni su scuola e vita ai tempi del covid19, su cosa possono fare durante le vacanze estive, su quali comportamenti possono essere utili oggi al mondo intero oltre che alla Nazione.